E’ il 23 dicembre 1994 quando nella sala della caserma dei Vigili del Fuoco di Pieve, si svolge un’altra cerimonia di presentazione: un nuovo traguardo per il Cima d’Oro. Si tratta questa volta di un compact disc, edito anche in cassetta, dal titolo emblematico Ledro Canta.
Il CD è accompagnato nella sua confezione da un fascicoletto che raccoglie la storia del Coro, la spiegazione dei canti dal punto di vista letterario, storico e musicale; c’è l’elenco dell’organico del Cima d’Oro ed il testo integrale dei quattordici brani contenuti.
La copertina del CD e della cassetta riporta una stupenda foto di Roberto Bartoli, con le peonie selvatiche ed i narcisi sui prati di Dromaè, in primo piano; sulla sfondo un pezzo di lago, incorniciato tra la serie di monti che sfumano all’orizzonte.
Il CD contiene i seguenti canti: La testa malcontenta di Luciano Chailly; Voi della Casa nell’elaborazione di Gian Luigi Dardo; Tasi e scolta, di Luciano Daldoss con la musica di Michele Fedrigotti; Noi siamo i tre re, armonizzata da Nunzio Montanari; E viva Tabor e la Boemia, nell’elaborazione di Enrico Miaroma; La me baita, poesia di Luciano Daldoss con la musica di Piergiorgio Bartoli; Brindisi alpino di Luciano Chailly; Dammi la man biondina, armonizzata da Camillo Moser; Tramonti, poesia di Giacomo Floriani con la musica di Riccardo Giavina; La figlia del fittavolo, armonizzata da Silvio Deflorian; L’emigrant, armonizzata da A. Mazza; Monte Cauriol nell’armonizzazione di Ferdinando Mingozzi; L’è sott’el pont, elaborata da Gian Luigi Dardo, ed infine E’ morto un alpin di Nazzareno Taddei.
E’ ancora Antonio Zecchini a presentare la serata, onorata anche questa volta dalla presenza di numerose autorità e soprattutto dal gradito intervento di maestri come Gian Luigi Dardo e Roberto Giannotti e da un pubblico scelto, a cui il Cima d’Oro offre in anteprima l’audizione di alcuni brani incisi.
Il Coro con questo disco ha ulteriormente ampliato il suo repertorio, è andato alla ricerca delle tracce di tradizioni popolari locali salvando dall’oblio stupendi brani di musica e di cultura ledrense. Ha in sostanza trasferito le sue doti e quelle della Valle in quest’opera che si propone all’attenzione degli ascoltatori come un insieme armonico e suggestivo di suoni e temi: tenerezze e soavità, sospiri appena accennati, sonorità che svaniscono nella tenue poeticità del verso d’un grillo, movenze leggere e delicatezza, delicatezza su tutto; quasi un’evidente titubanza nell’avvicinarsi al testo ed alla melodia, che si sentono tanto vicini alla realtà e trasferiti poi nella poesia e nella musica, come messaggio per tutti, prima di tutto per i Ledrensi.